Sec. XVI-XVIII
Fra la fine del XVI e l’inizio del XVIII secolo apparvero alcuni dizionari dedicati a una o più lingue slave in rapporto alle lingue classiche o occidentali. In queste opere si manifestava un nuovo interesse per lingue slave e per il processo di formazione delle lingue nazionali. Se ne possono offrire alcuni esempi. Già alla fine del Cinquecento l’ingegnere Fausto Veranzio (Vrančić, 1551-1617) aveva composto il Dictionarium Quinque Nobilissimarum Europae linguarum, Latinae, Italicae, Germanicae, Dalmaticae et Ungaricae (1595), con circa 6.000 voci latine tradotte in lingua italiana, tedesca, croata e ungherese. L’opera fu ripubblicata da Peter Loderecker con l’aggiunta delle corrispondenze in polacco e ceco (1605). Qualche anno più tardi, ma in un contesto assai diverso, il sacerdote Gregorio Alasia da Sommaripa (1578?-1626) pubblicava con intenti missionari il primo vocabolario italiano-sloveno (Vocabolario Italiano, e Schiauo, 1607). Nell’area balcanica fu animato dai medesimi intenti il Thesaurus linguae illyricae (1649-51), opera di Giacomo Micaglia (1601-1654, originario di Peschici Garganico), che offre la traduzione italiana e latina dei lemmi slavi. In area slava orientale si possono ricordare le opere di Fedor Polikarpov, nelle quali emerge il processo di codificazione della lingua letteraria russa in ambito lessicale. Nel Bukvar’ slavenskimi, grečeskimi i rimskimi pismeny (1701) e poi nel Leksikon trejazyčnyj (1704), alla corrispondenza lessicale fra slavo ecclesiastico, greco e latino si aggiunge la correlazione fra lemmi slavi e russi.
Bibliografia: E. Stankiewicz, Grammars and Dictionaries of the Slavic Languages from the Middle Ages up to 1850: An Annotated Bibliography, Berlin 1984; F. Polikarpov, Leksikon trejazyčnyj. Dictionarium trilingue. Moskva 1704, a cura di H. Keipert, München 1988.