Peregrinatio graeca in Terram Sanctam

Ultimo aggiornamento: 25 maggio 2021

Külzer A.

Peregrinatio graeca in Terram Sanctam

Studien zu Pilgerführern und Reisebeschreibungen über Syrien, Palästina und den Sinai aus byzantinischer und metabyzantinischer Zeit

Peter Lang, Frankfurt a./M; New York 1994

Scheda a cura di: Garzaniti M.


Non possiamo che rallegrarci della pubblicazione di A. Külzer sulla letteratura di pellegrinaggio a Bisanzio, che colma una lacuna negli studi di bizantinistica. Pur essendo un genere di secondaria importanza all'interno della letteratura bizantina, che altrove ha certamente offerto ben più significativi contributi alla cultura europea, tuttavia i racconti di pellegrinaggio bizantini offrono una importante testimonianza sui profondi legami, che anche dopo la perdita delle ricche province orientali si conservarono fra l'impero romano d'Oriente e la Palestina, la Siria ed il Sinai, prolungatisi e rinnovatisi all'indomani della conquista turca di Costantinopoli.
Il presente studio, che costituisce la dissertazione dell'autore, diretta dal prof. Schreiner e difesa alla facoltà di Filosofia di Colonia (1993), analizza in modo dettagliato questa letteratura di pellegrinaggio. Dopo una breve introduzione metodologica, che distingue i racconti di pellegrinaggio, dalle guide (Pilgerführer) della Terra santa, in gran parte rappresentate da brevi, opere anonime di epoca «metabizantina» (in parte scritte in versi), Külzer descrive le singole testimonianze. Fra i veri propri racconti, che non superano la decina, si conservano alcuni importanti scritti, come i racconti di pellegrinaggio di Epifanio Agiopolita (VIII sec.), di Costantino Manasse (XII sec.), di Andrea Libadeno (XIV sec.) e di Daniele, metropolita di Efeso (XV sec.).

Nella successiva analisi, che abbraccia la letteratura specialistica, anche più recente (limitata per lo più alla saggistica di lingua tedesca), si cerca di collocare questo genere sia rispetto all'esperienza del pellegrinaggio, sia in rapporto alla più ampia letteratura di interesse geografico o di viaggio. Questi scritti vengono, dunque, analizzati sia sul piano della forma (in particolare si considera la loro qualità «descrittiva») che sul piano contenutistico: il rapporto con i realia della Palestina (della Siria e del Sinai), la presentazione delle altre confessioni cristiane, l'immagine degli ebrei e dei mussulmani. Non manca una breve descrizione di alcuni racconti di pellegrinaggio di altre letterature, fra cui i racconti dell'egumeno Daniil (Daniil di Cernigov, sic!), Beniamino di Tudela, Teodorico monaco ed altri ancora; un confronto che, una volta affrontato avrebbe dovuto essere approfondito. Un breve capitoletto, che certamente avrebbe meritato un'ulteriore analisi nel contesto della letteratura di pellegrinaggio, viene dedicato al rapporto fra Gerusalemme e Costantinopoli, ricordata nella letteratura bizantina non solo come «nuova Roma», ma anche come «nuova Gerusalemme».

Prima di offrire in traduzione alcuni passi dei testi bizantini, lo studioso presenta, quindi, un'ampia analisi dei luoghi geografici, descritti nei racconti di pellegrinaggio, che consideriamo la parte più importante della ricerca di Külzer. Crediamo, infatti, che la ricostruzione del contributo della letteratura bizantina alla descrizione della Terra santa sia il principale scopo dello studio di questa letteratura di pellegrinaggio. Non mettiamo in dubbio che sia importante descrivere le caratteristiche del genere letterario, sia nei confronti della letteratura geografica del tempo, che in rapporto all'esperienza reale, cioé al viaggio come concretamente si svolse: a questa problematica lo studioso dedica diverse pagine, in cui ci sembra dipendere soprattutto dallo studio di K.D. Seemann (1). Spesso tuttavia si dimentica che l'esperienza di pellegrinaggio, prima ancora che nella letteratura geografica o nella letteratura di viaggio ha il suo Sitz im Leben nella consolidata e sempre rinnovantesi tradizione dei pellegrinaggi nei luoghi santi, che sono imprescindibilmente legati alla tradizione liturgica palestinese, che tanta importanza ha avuto nella formazione della tradizione liturgica bizantina. Per uno studio di questo genere letterario a Bisanzio sarebbe dunque doveroso rileggere questi testi alla luce della tradizione liturgica palestinese, e, quindi, bizantina. A sua volta la tradizione liturgica raccoglie, fa sedimentare, riorganizza le diverse testimonianze (fra cui le sacre scritture e gli apocrifi hanno certamente un ruolo importante) di quella realtà, chiamata da M. Halbwachs «memoria collettiva», che nel corso dei secoli nei diversi luoghi santi si era stutturata, sempre attualizzandosi in rapporto alle nuove esigenze (2). Ecco perché siamo convinti, che la parte più pregevole del volume sia contenuta nel capitolo, intitolato Topographica, in cui secondo l'ordine dei luoghi santi, sono presentate le descrizioni, contenute nei diversi racconti di pelleginaggio, offrendoci così una pagina, che mancava finora allo studio di questa «memoria collettiva» e della tradizione liturgica palestinese.

Non ci possiamo esimere, comunque, dal muovere qualche piccolo rilievo critico soprattutto a proposito dei pellegrinaggi di area slava. Oltre alla mancata osservanza delle regole di traslitterazione del russo, alla mancata menzione dell'edizione più importante del pellegrinaggio di Daniil (3), il cui reprint è stato curato proprio da Seemann, si deve ricordare il giudizio di Külzer sui rapporti fra la letteratura di pellegrinaggio della Slavia ortodossa e la letteratura bizantina: ripetendo acriticamente il ritornello della dipendenza dei racconti di pellegrinaggio della Rus' dalla letteratura bizantina si semplifica una realtà assai più complessa, in cui probabilmente la letteratura di pellegrinaggio del mondo occidentale, almeno indirettamente, ha giocato un proprio ruolo (4). Questo problema, che meriterebbe un'analisi approfondita, rappresenta un aspetto fondamentale del mondo letterario della Slavia ortodossa, proprio a cominciare dal Chozenie Daniila, più volte citato nel volume. Riguardo poi agli indici, sempre preziosi, ma qui fondamentali, si deve rilevare la difficoltà di rintracciare alcuni toponimi (per esempio le laure e i monasteri sono elencati sotto la voce Hagia, Hagios) (5).

Lo studio, comunque, rappresenta un importante punto di partenza per ulteriori ricerche, che ci aiutino a ricostruire quell'«immaginario collettivo» su Gerusalemme, la Palestina, la Siria e il Sinai, che dal Medioevo all'epoca moderna ha giocato nell'ambito della civiltà mediterranea e della cultura europea un ruolo così importante.

Marcello Garzaniti

1. Seeman si è dedicato per anni allo studio dei pellegrinaggi slavo-orientali, soprattutto allo scopo di ricostrure le caratteristiche del genere letterario (in particolare K.D. Seemann, Die altrussische Wallfahrtliteratur. Theorie und Geschichte eines literarischen Genres, München 1976).

2. Vedi Halbwachs M., La topographie légendaire des Evangiles en Terre sainte, Paris 1972.
3. Vedi M.A. Venevitinov, Zit'e i chozenie Daniila Rus'skya zemli igumena 1106-1108 gg., in «Pravoslavnyj Palestinskij Sbornik» 1, 3 (1883); 3, 3, (1885), pp.I-XXII, 1-297 (ristampa: Igumen Daniil, Wallfahrtsbericht. Nachdruck der Ausgabe von  Venevitinov  1883/85 mit  einer Einleitung  und bibliographischen Hinweisen von Klaus  Dieter Seemann, München 1970).
4. Lo stesso Külzer percepisce comunque la differenza dell'importanza e del ruolo della letteratura di pellegrinaggio nella cultura bizantina e in quella slava, quando osserva la scarsezza dei testimoni manoscritti dei racconti di pellegrinaggio (che raramente superano due o tre codici) in area bizantina, mentre per esempio il Chozenie Daniila è testimoniato da più di centocinquanta manoscritti.
5. Nel volume sono presenti anche alcune tavole cronologiche e delle cartine (non sempre decifrabili).

pubblicata in tedesco in «Ostkirchliche Studien» 46, 4 (1997), pp. 337-339