Ultimo aggiornamento: 25 maggio 2021
Scheda a cura di: Garzaniti M.
Non possiamo che rallegrarci della pubblicazione di A. Külzer sulla
letteratura di pellegrinaggio a Bisanzio, che colma una lacuna negli studi di
bizantinistica. Pur essendo un genere di secondaria importanza all'interno
della letteratura bizantina, che altrove ha certamente offerto ben più
significativi contributi alla cultura europea, tuttavia i racconti di
pellegrinaggio bizantini offrono una importante testimonianza sui profondi
legami, che anche dopo la perdita delle ricche province orientali si
conservarono fra l'impero romano d'Oriente e la Palestina, la Siria ed il
Sinai, prolungatisi e rinnovatisi all'indomani della conquista turca di
Costantinopoli.
Il presente studio, che costituisce la dissertazione dell'autore,
diretta dal prof. Schreiner e difesa alla facoltà di Filosofia di Colonia
(1993), analizza in modo dettagliato questa letteratura di pellegrinaggio. Dopo
una breve introduzione metodologica, che distingue i racconti di
pellegrinaggio, dalle guide (Pilgerführer) della Terra santa, in gran parte
rappresentate da brevi, opere anonime di epoca «metabizantina» (in parte
scritte in versi), Külzer descrive le singole testimonianze. Fra i veri propri
racconti, che non superano la decina, si conservano alcuni importanti scritti,
come i racconti di pellegrinaggio di Epifanio Agiopolita (VIII sec.), di
Costantino Manasse (XII sec.), di Andrea Libadeno (XIV sec.) e di Daniele,
metropolita di Efeso (XV sec.).
Nella successiva analisi, che abbraccia la letteratura specialistica, anche più recente (limitata per lo più alla saggistica di lingua tedesca), si cerca di collocare questo genere sia rispetto all'esperienza del pellegrinaggio, sia in rapporto alla più ampia letteratura di interesse geografico o di viaggio. Questi scritti vengono, dunque, analizzati sia sul piano della forma (in particolare si considera la loro qualità «descrittiva») che sul piano contenutistico: il rapporto con i realia della Palestina (della Siria e del Sinai), la presentazione delle altre confessioni cristiane, l'immagine degli ebrei e dei mussulmani. Non manca una breve descrizione di alcuni racconti di pellegrinaggio di altre letterature, fra cui i racconti dell'egumeno Daniil (Daniil di Cernigov, sic!), Beniamino di Tudela, Teodorico monaco ed altri ancora; un confronto che, una volta affrontato avrebbe dovuto essere approfondito. Un breve capitoletto, che certamente avrebbe meritato un'ulteriore analisi nel contesto della letteratura di pellegrinaggio, viene dedicato al rapporto fra Gerusalemme e Costantinopoli, ricordata nella letteratura bizantina non solo come «nuova Roma», ma anche come «nuova Gerusalemme».
Prima di offrire in traduzione alcuni passi dei testi bizantini, lo studioso presenta, quindi, un'ampia analisi dei luoghi geografici, descritti nei racconti di pellegrinaggio, che consideriamo la parte più importante della ricerca di Külzer. Crediamo, infatti, che la ricostruzione del contributo della letteratura bizantina alla descrizione della Terra santa sia il principale scopo dello studio di questa letteratura di pellegrinaggio. Non mettiamo in dubbio che sia importante descrivere le caratteristiche del genere letterario, sia nei confronti della letteratura geografica del tempo, che in rapporto all'esperienza reale, cioé al viaggio come concretamente si svolse: a questa problematica lo studioso dedica diverse pagine, in cui ci sembra dipendere soprattutto dallo studio di K.D. Seemann (1). Spesso tuttavia si dimentica che l'esperienza di pellegrinaggio, prima ancora che nella letteratura geografica o nella letteratura di viaggio ha il suo Sitz im Leben nella consolidata e sempre rinnovantesi tradizione dei pellegrinaggi nei luoghi santi, che sono imprescindibilmente legati alla tradizione liturgica palestinese, che tanta importanza ha avuto nella formazione della tradizione liturgica bizantina. Per uno studio di questo genere letterario a Bisanzio sarebbe dunque doveroso rileggere questi testi alla luce della tradizione liturgica palestinese, e, quindi, bizantina. A sua volta la tradizione liturgica raccoglie, fa sedimentare, riorganizza le diverse testimonianze (fra cui le sacre scritture e gli apocrifi hanno certamente un ruolo importante) di quella realtà, chiamata da M. Halbwachs «memoria collettiva», che nel corso dei secoli nei diversi luoghi santi si era stutturata, sempre attualizzandosi in rapporto alle nuove esigenze (2). Ecco perché siamo convinti, che la parte più pregevole del volume sia contenuta nel capitolo, intitolato Topographica, in cui secondo l'ordine dei luoghi santi, sono presentate le descrizioni, contenute nei diversi racconti di pelleginaggio, offrendoci così una pagina, che mancava finora allo studio di questa «memoria collettiva» e della tradizione liturgica palestinese.
Non ci possiamo esimere, comunque, dal muovere qualche piccolo rilievo critico soprattutto a proposito dei pellegrinaggi di area slava. Oltre alla mancata osservanza delle regole di traslitterazione del russo, alla mancata menzione dell'edizione più importante del pellegrinaggio di Daniil (3), il cui reprint è stato curato proprio da Seemann, si deve ricordare il giudizio di Külzer sui rapporti fra la letteratura di pellegrinaggio della Slavia ortodossa e la letteratura bizantina: ripetendo acriticamente il ritornello della dipendenza dei racconti di pellegrinaggio della Rus' dalla letteratura bizantina si semplifica una realtà assai più complessa, in cui probabilmente la letteratura di pellegrinaggio del mondo occidentale, almeno indirettamente, ha giocato un proprio ruolo (4). Questo problema, che meriterebbe un'analisi approfondita, rappresenta un aspetto fondamentale del mondo letterario della Slavia ortodossa, proprio a cominciare dal Chozenie Daniila, più volte citato nel volume. Riguardo poi agli indici, sempre preziosi, ma qui fondamentali, si deve rilevare la difficoltà di rintracciare alcuni toponimi (per esempio le laure e i monasteri sono elencati sotto la voce Hagia, Hagios) (5).
Lo studio, comunque, rappresenta un importante punto di partenza per ulteriori ricerche, che ci aiutino a ricostruire quell'«immaginario collettivo» su Gerusalemme, la Palestina, la Siria e il Sinai, che dal Medioevo all'epoca moderna ha giocato nell'ambito della civiltà mediterranea e della cultura europea un ruolo così importante.
Marcello Garzaniti
2. Vedi Halbwachs M., La topographie
légendaire des Evangiles en Terre sainte, Paris 1972.
3. Vedi M.A. Venevitinov, Zit'e i chozenie Daniila Rus'skya zemli igumena
1106-1108 gg., in «Pravoslavnyj
Palestinskij Sbornik» 1, 3 (1883); 3, 3, (1885), pp.I-XXII, 1-297 (ristampa:
Igumen Daniil, Wallfahrtsbericht. Nachdruck der Ausgabe von Venevitinov 1883/85 mit
einer Einleitung und
bibliographischen Hinweisen von Klaus
Dieter Seemann,
München 1970).
4. Lo stesso Külzer
percepisce comunque la differenza dell'importanza e del ruolo della letteratura
di pellegrinaggio nella cultura bizantina e in quella slava, quando osserva la
scarsezza dei testimoni manoscritti dei racconti di pellegrinaggio (che
raramente superano due o tre codici) in area bizantina, mentre per esempio il Chozenie Daniila è testimoniato da più di centocinquanta manoscritti.
5. Nel volume sono
presenti anche alcune tavole cronologiche e delle cartine (non sempre
decifrabili).
pubblicata in tedesco in «Ostkirchliche Studien» 46, 4 (1997), pp. 337-339