Picchio R., Colucci M. e altri
Storia della civiltà letteraria russa
A cura di Picchio R., Colucci M. - UTET Torino 1997
Scheda a cura di: Picchio R., Colucci M.
In
Occidente, ancora non molti decenni orsono, la letteratura russa era spesso
considerata un frutto esotico. Già molto tradotta, ammirata ed anche imitata,
non godeva però della stessa dignità che la tradizione riconosceva alle
letterature-guida di Francia, Germania, Inghilterra, Italia o Spagna. Oggi, al
declinare del secolo e del millennio, la situazione è cambiata. I grandi autori
russi dell'Otto e del Novecento figurano, a pieno diritto, fra i classici
moderni. Proprio il sottolineare la loro modernità può tuttavia dar vita ad
equivoci.
È
giusto vedere nella splendida fioritura della letteratura russa moderna
l'effetto di un distacco improvviso da oscure tradizioni locali per aderire ai
principi e alle norme della più matura civiltà letteraria d’Occidente? O non
bisognerà piuttosto spingersi sino alle radici della tradizione indigena, per
individuare la linfa segreta che ha anima il nuovo modo russo di narrare o di
poetare? Attorno a questo quesito di fondo si è sviluppato gran parte del
dibattito critico sulla letteratura russa. Non sembra possibile prescinderne in
sede di storia letteraria né, d'altra parte, sembra giusto impiantare a un
intero schema storiografico su questa o quella tesi. Ci è parso quindi utile
articolare il nostro racconto storico secondo uno schema ideologicamente neutro,
in modo da dare spazio ad ogni tendenza interpretativa. E questo non solo
perché la nostra storia è opera collettiva, ma anche perché al lettore sia
data, insieme col massimo di informazione, una certa flessibilità di giudizio.
Lo
schema a cui ci affidiamo riguarda soprattutto la periodizzazione, che si fonda
più su dati esterni e generali di storia politica e culturale che non sullo
sviluppo intrinseco dei modi di fare letteratura. Nel declinare le epoche in
cui si divide la nostra Storia, abbiamo voluto dare al lettore segnali
facilmente riconoscibili (letteratura “Medievale”, “della Moscovia”, dell'”Era
sovietica”, insieme con la letteratura del “Sentimentalismo”, del “Romanticismo”,
del “Realismo”) grazie appunto alla loro consolidata convenzionalità. Questi
segnali, o etichette, offrono uno schema di storicità che facilita
l'inquadramento dei dati particolari in più ampie visioni comparative. Spetta
alle singole trattazioni, da parte dei variatori di quest'opera, il mettere in
luce la specificità dei fatti letterari qui illustrati.
Poiché
la valutazione del rapporto fra tradizione antica e letteratura della Russia
moderna (dal Settecento in poi) implica la conoscenza di una problematica particolarmente
complessa, abbiamo ritenuto opportuno premettere un'introduzione speciale alla
prima sezione dell'opera. Per dare al lettore, d'altro canto, analoghi
chiarimenti a proposito della letteratura moderna e contemporanea, non solo
abbiamo fatto ricorso a capitoli speciali, ma abbiamo anche invitato gli autori
dei singoli contributi a soffermarsi sugli “sfondi storici” delle singole età,
nonché ad insistere sulle grandi correnti di pensiero e di cultura a cui si
rifanno le forme di espressione letteraria. Questo modo di procedere si
inquadra peraltro nel piano generale di questa collezione dell'UTET, dedicata
alla storia delle “civiltà letterarie”. Se il messo autori e pubblico, fra
società, cultura e creatività individuale ha un valore primario nello studio di
qualsivoglia “civiltà letteraria”, tanto più dovremmo porlo in evidenza
trattando di una “civiltà letteraria” quella russa, i cui protagonisti si sono
rivelati particolarmente sensibili, per secoli, al problema della
responsabilità umana di chi scrive, ora in termini religiosi e ora in termini
politici. Non per nulla l'impegno etico e civile della letteratura ha fatto sì
che, mancando in Russia gli strumenti della democrazia, i lettori
riconoscessero negli scrittori, e persino nei personaggi fittivi della loro
creazione, i veri rappresentanti della nazione, come in un ideale parlamento.
I
criteri con cui abbiamo pianificato quest'opera possono essere ricondotti al
comune denominatore della ricerca di obiettività: non certo per velare le
differenze d'opinione, ma per farle coesistere in uno schema convenzionale di riconosciuta
accettabilità. Questo atteggiamento ci ha permesso di condurre a buon fine
un'impresa che, benché concepita e attuata in Italia, ha evidenti
caratteristiche di internazionalità. Accanto ai nomi di russisti italiani,
infatti, figurano qui quelli di eminenti specialisti di altri paesi, dalla
Russia alla Polonia, all’Ungheria, alla Croazia, dalla Francia al Canada e agli
Stati Uniti.
La
Storia interna di questa storia riflette, accanto ai vantaggi, anche i seri
problemi che nascono dall'ambizione di presentare dati e fatti con imparzialità
e virgola nello stesso tempo, alla luce di ben fondate valutazioni critiche. Abbiamo
incominciato il nostro lavoro quando la Russia era ancora il pilastro dell'Unione
Sovietica. Nel nostro lento procedere, reso ancora più lento dal continuo
mutare degli eventi, abbiamo poi visto improvvisamente disgregarsi il
mastodontico meccanismo politico, e quindi culturale, sovietico. Con la fine dell’URSS
si è chiaramente chiusa un’età storica. Voci a lungo soffocate sono emerse per
esprimere il punto di vista dell'”altra parte”, degli emigrati, degli
oppositori, dei dissidenti. Nuovi scrittori hanno poi incominciato a
tratteggiare i contorni di una letteratura “post-sovietica”, il cui incerto
futuro si proietta nel XXI secolo. Abbiamo cercato di descrivere anche questo
processo in fieri, fidando nelle strutture aperte di una visione storiografica
il più possibile obiettiva e ricettiva. Dalla stesura dei primi contributi al
completamento dell'opera sono passati non pochi anni. Alcuni autori hanno
addirittura espresso il timore che i loro testi stessero già “invecchiando”. I
curatori tra parentesi (che sono anch'essi autori di qualche testo “della prima
ora”) si sono però opposti ad altri ritocchi, fidando nella solidità
dell'informazione raccolta ai fini di una sintesi storica: cosa ben diversa
dall'attualità di cui si nutre la critica militante.
Al
folklore abbiamo riservato una sezione a parte virgola che segue la conclusione
dell'esposizione storica. Ciò non tende a negare o sminuire i molti di
importanti legami della tradizione folclorica con la tradizione letteraria; vuole
però sottolineare il fatto che letteratura e folklore appartengono a due sfere
ben distinte dell'arte verbale. Per quanto il folklore possa riecheggiare
motivi antichi, le sue espressioni consistono in un patrimonio testuale
acquisito solo di recente e difficilmente storicizzabile.
A
chiusura dell'opera, in una sezione strutturalmente distinta dall'esposizione storica,
il lettore trova un gruppo di capitoli, definiti “sussidi critici”. Si tratta
di saggi teorico-informativi su temi di essenziale rilevanza per lo studio
della civiltà letteraria nel suo insieme e non necessariamente legati ad una
particolare epoca o a singoli testi. Indubbiamente, anche altri temi, oltre a
quelli qui discussi, avrebbero potuto essere presi in considerazione. La nostra
scelta, che peraltro ha una sua validità pratica, serve comunque a sottolineare
la necessità di non affidarsi ad un solo metodo o ad un unico punto di vista:
la storia - della letteratura o della civiltà letteraria - non può certo essere
vista soltanto nella prospettiva della successione temporale.
Abbiamo
cercato, nella nostra fatica collettiva, di fornire al lettore tutta
l'informazione fattuale di cui può avere bisogno per seguire l'illustrazione
storica dei fatti letterari. Ciò non significa, tuttavia, che abbiamo mirato a
quella completezza di dati che è propria dei repertori. A questo scopo, la casa
editrice accurato, con procedure distinte da quelle riguardanti la storia e
senza la nostra partecipazione diretta, un volume speciale di Dizionario-cronologia.
La
bibliografia è stata compilata tendendo a conciliare le esigenze di una vasta
documentazione storica con quelle di un immediato orientamento critico. Si è
dato molto spazio alla bibliografia italiana non solo perché è destinata ad un
pubblico principalmente italiano, ma anche perché non sempre è reperibile nei
repertori internazionali. Abbiamo voluto abbiamo avuto la fortuna di lavorare
con collaboratori di grande apertura intellettuali, sempre ben disposti a porre
le loro pur personalissime voci in sintonia con quella della nostra
collettività di coautori. Purtroppo due grandi studiosi, la cui collaborazione
ci ha particolarmente onorato, Yuri Lotman e René Welleck, non sono giunti a
vedere il completamento di questa impresa.
Anche
noi, programmatori di questo racconto storico-letterario a molte voci, ci siamo
sentiti condizionati dalla “civiltà letteraria” in cui operiamo. Il nostro
pensiero è rivolto ai lettori, che speriamo saranno numerosi e indulgenti. Ci
rivolgiamo a tutte le persone che abbiano un qualche interesse culturale e, in
modo particolare, agli studenti.
Ci
teniamo a ringraziare qui tutti coloro che ci hanno aiutato in questa annosa
fatica e in particolare il caro amico, prof. Stefano Garzonio, che si è
sobbarcato volontariamente la lettura e il controllo finale di tutti i testi.
Michele
Colucci, Riccardo
Picchio
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