Cosacchi

Sec. XV-XVIII

Il termine viene dal turco kazak che significa “uomo libero” con riferimento a quanti si erano stabiliti nelle steppe ucraine. Inizialmente attestato dalle fonti relative alle colonie italiane in Crimea per indicare il personale di scorta alle carovane di merci, in seguito ha designato le comunità costituite nelle terre ucraine da avventurieri, contadini in fuga dall’oppressione dei proprietari terrieri polacchi e lituani, mercanti o artigiani in cerca di fortuna. Ai confini dello Stato polacco-lituano essi costituirono una risorsa importante nella difesa del territorio dalle incursioni dei tatari di Crimea, diventando pericolosi per le loro scorribande. Le autorità polacco-lituane cercarono, anche se con scarso successo, di inquadrarli all’interno dell’esercito regolare, con cui parteciparono sotto la guida del loro capo, l’atamano, sia alla guerra contro i turchi sia all’occupazione della Russia all’epoca dei torbidi. Legati alla tradizione ortodossa, rigettarono ogni tentativo di penetrazione del cattolicesimo, sostenendo la gerarchia ortodossa e le istituzioni a essa legate. Dopo una serie di ribellioni, aggravandosi la crisi della Confederazione polacco-lituana, i cosacchi cercarono di conquistare una propria autonomia, anche appoggiandosi all’impero russo, con il proposito di costituire uno Stato cosacco sotto la guida dell’atamano. L’espansione della Russia dei Romanov infranse i loro sogni di autonomia e dopo la vittoria di Pietro il Grande a Poltava (1709) i cosacchi furono inquadrati all’interno dell’esercito russo. Più tardi, all’epoca di Caterina ii, fu abolita la carica di atamano. 

Bibliografia: S. Plokhy, The Cossacks and Religion in Early Modern Ukraine, Oxford 2001; O. Rumyantsev, G. Brogi Bercoff, The Battle of Konotop 1659: Exploring Alternatives in East European History, Milan 2013.


Di: Garzaniti M.
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