Principati di Moldavia e Valacchia

Sec. VII-XV

Questi principati danubiani, per cui lo storico romeno N. Iorga concepì la definizione di «Byzance après Byzance» (Byzance après Byzance: continuation de l’Histoire de la vie byzantine, Bucarest 1935), dopo una lunga resistenza, pur tributari e in seguito soggetti direttamente alla Porta ottomana, continuarono a essere guidati da cristiani ortodossi. In seguito i principi furono persino unti dal patriarca costantinopolitano e considerati eredi dell’antico impero. Le loro metropolie, dipendenti da Costantinopoli, offrirono al clero greco asilo e sostegno, diventando per il patriarca un territorio di strategica importanza fra l’area mediterranea e quella slava orientale. Il loro fiorente monachesimo si legò sempre più strettamente al monte Athos. Sull’Athos, che manteneva una certa indipendenza, continuavano a convivere diverse comunità monastiche, greche, romene e slave, dotate spesso di ricche biblioteche, e pur nelle difficoltà dei tempi si perseverò nell’elaborazione di un modello universale di ortodossia fondato sulla fedeltà all’antica tradizione teologica e liturgica. 

Bibliografia: C. Alzati, Terra romena tra oriente e occidente. Chiese ed etnie nel tardo ’500, Milano 1981; Id., I voivodati romeni e l’ecumene ortodossa, in A. Pacini (a cura di), L’ortodossia nella nuova Europa. Dinamiche storiche e prospettive, Torino 2003, pp. 105-17.


Di: Garzaniti M.
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