Riforme del cirillico

Sec. VII-XV

La storia dell’alfabeto cirillico è complessa e nel medioevo essa riflette i rapporti fra la penisola balcanica, da cui il cirillico proviene, e il mondo slavo orientale. Quando il cirillico iniziò a essere usato in area slava orientale, il principio della corrispondenza grafema-fonema era già venuto meno, creando casi di omofonia: alcune lettere erano uscite progressivamente dall’uso, altre erano usate solo nei prestiti dal greco e con valore numerico, altre ancora assunsero nuovi valori. Dalla fine del XIV secolo anche il sistema ortografico risentì della seconda influenza slava meridionale: rientrarono nell’uso alcuni grafemi consonantici e sulle vocali si collocavano, a imitazione del modello greco, accenti e spiriti. In questa forma, a partire dal XVI secolo, la scrittura cirillica si diffuse anche per mezzo della stampa. In Russia la prima vera riforma dell’alfabeto fu attuata da Pietro il Grande (cfr. cap. 27, par. 4; riquadro 193, p. 358), che negli anni 1708-10 introdusse la scrittura civile (graždanskij šrift). In questa nuova forma l’alfabeto cirillico russo si caratterizzava per un diverso disegno delle lettere (semplificazione dell’ortografia), una diversa composizione (riduzione del numero delle lettere) e per l’eliminazione dei segni sopralineari. L’alfabeto russo si conservò in questa forma fino al 1918, quando fu portata a termine la seconda riforma, iniziata nei primi anni del XX secolo. Questa riforma condusse a un’ulteriore semplificazione: furono eliminate alcune lettere (ad es. la jat’) e abolito l’uso dello jer duro nelle parole terminanti in consonante dura. L’alfabeto ucraino, come quello bielorusso, si impose alla fine del XIX secolo, ma nell’ucraino alcune varianti furono introdotte nel periodo sovietico (1932-90). Nel XVIII secolo il graždanskij šrift fece sentire la sua influenza anche nei Balcani: in Serbia il moderno alfabeto cirillico fu elaborato da V. Karadžić all’inizio del XIX secolo; in Bulgaria si impose l’alfabeto messo a punto da M. Drinov (1870) e successivamente riformato (1945); l’alfabeto macedone risale invece alla fine del secondo conflitto mondiale. Nel corso della sua storia l’alfabeto cirillico si è diffuso anche in aree non slave, applicandosi a lingue di diversa origine. 

Bibliografia: P. T. Daniels, W. Bright (a cura di), The World’s Writing Systems from Ancient Times to the Present, Oxford 1996.


Di: Romoli F.
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