Slavo ecclesiastico, redazione russa o slava orientale

Sec. XII-XVI

Trapiantata nella Rus’ di Kiev all’epoca della conversione, la lingua dei testi sacri e liturgici di provenienza slava meridionale si aprì all’influsso delle parlate locali, facendone proprie alcune caratteristiche, soprattutto ortografico-fonetiche. Nacque così una nuova redazione dello slavo ecclesiastico, che nella manualistica tradizionale è definita “russa”, mentre in quella più recente è detta di preferenza “slava orientale”. Questa cautela terminologica è legata alla maggiore consapevolezza che oggi, anche grazie alla mutata situazione politica dell’Europa orientale, si ha del fatto che la cultura kieviana delle origini ospitava al suo interno non soltanto la componente russa, storicamente maggioritaria, ma anche quella ucraina e quella bielorussa. D’altra parte si riscontrano tendenze analoghe laddove si parla di “protoucraino” o di “protobielorusso” all’epoca della Rus’ kieviana.

Bibliografia: B. Uspenskij, Storia della lingua letteraria russa. Dall’antica Rus’ a Puškin, Bologna 1993; Id., Istorija russkogo jazyka, Moskva 2002; N. Marcialis, Introduzione alla lingua paleoslava, Firenze 2007 (1a ed. 2005), pp. 47-48, 58-59, 67-68, 74-75).

Di: Romoli F.
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