Storia della civiltà letteraria russa

Ultimo aggiornamento: 12 gennaio 2023

Picchio R., Colucci M. e altri

Storia della civiltà letteraria russa

A cura di Picchio R., Colucci M. - UTET Torino 1997

Scheda a cura di: Picchio R., Colucci M.


In Occidente, ancora non molti decenni orsono, la letteratura russa era spesso considerata un frutto esotico. Già molto tradotta, ammirata ed anche imitata, non godeva però della stessa dignità che la tradizione riconosceva alle letterature-guida di Francia, Germania, Inghilterra, Italia o Spagna. Oggi, al declinare del secolo e del millennio, la situazione è cambiata. I grandi autori russi dell'Otto e del Novecento figurano, a pieno diritto, fra i classici moderni. Proprio il sottolineare la loro modernità può tuttavia dar vita ad equivoci.

È giusto vedere nella splendida fioritura della letteratura russa moderna l'effetto di un distacco improvviso da oscure tradizioni locali per aderire ai principi e alle norme della più matura civiltà letteraria d’Occidente? O non bisognerà piuttosto spingersi sino alle radici della tradizione indigena, per individuare la linfa segreta che ha anima il nuovo modo russo di narrare o di poetare? Attorno a questo quesito di fondo si è sviluppato gran parte del dibattito critico sulla letteratura russa. Non sembra possibile prescinderne in sede di storia letteraria né, d'altra parte, sembra giusto impiantare a un intero schema storiografico su questa o quella tesi. Ci è parso quindi utile articolare il nostro racconto storico secondo uno schema ideologicamente neutro, in modo da dare spazio ad ogni tendenza interpretativa. E questo non solo perché la nostra storia è opera collettiva, ma anche perché al lettore sia data, insieme col massimo di informazione, una certa flessibilità di giudizio.

Lo schema a cui ci affidiamo riguarda soprattutto la periodizzazione, che si fonda più su dati esterni e generali di storia politica e culturale che non sullo sviluppo intrinseco dei modi di fare letteratura. Nel declinare le epoche in cui si divide la nostra Storia, abbiamo voluto dare al lettore segnali facilmente riconoscibili (letteratura “Medievale”, “della Moscovia”, dell'”Era sovietica”, insieme con la letteratura del “Sentimentalismo”, del “Romanticismo”, del “Realismo”) grazie appunto alla loro consolidata convenzionalità. Questi segnali, o etichette, offrono uno schema di storicità che facilita l'inquadramento dei dati particolari in più ampie visioni comparative. Spetta alle singole trattazioni, da parte dei variatori di quest'opera, il mettere in luce la specificità dei fatti letterari qui illustrati.

Poiché la valutazione del rapporto fra tradizione antica e letteratura della Russia moderna (dal Settecento in poi) implica la conoscenza di una problematica particolarmente complessa, abbiamo ritenuto opportuno premettere un'introduzione speciale alla prima sezione dell'opera. Per dare al lettore, d'altro canto, analoghi chiarimenti a proposito della letteratura moderna e contemporanea, non solo abbiamo fatto ricorso a capitoli speciali, ma abbiamo anche invitato gli autori dei singoli contributi a soffermarsi sugli “sfondi storici” delle singole età, nonché ad insistere sulle grandi correnti di pensiero e di cultura a cui si rifanno le forme di espressione letteraria. Questo modo di procedere si inquadra peraltro nel piano generale di questa collezione dell'UTET, dedicata alla storia delle “civiltà letterarie”. Se il messo autori e pubblico, fra società, cultura e creatività individuale ha un valore primario nello studio di qualsivoglia “civiltà letteraria”, tanto più dovremmo porlo in evidenza trattando di una “civiltà letteraria” quella russa, i cui protagonisti si sono rivelati particolarmente sensibili, per secoli, al problema della responsabilità umana di chi scrive, ora in termini religiosi e ora in termini politici. Non per nulla l'impegno etico e civile della letteratura ha fatto sì che, mancando in Russia gli strumenti della democrazia, i lettori riconoscessero negli scrittori, e persino nei personaggi fittivi della loro creazione, i veri rappresentanti della nazione, come in un ideale parlamento.

I criteri con cui abbiamo pianificato quest'opera possono essere ricondotti al comune denominatore della ricerca di obiettività: non certo per velare le differenze d'opinione, ma per farle coesistere in uno schema convenzionale di riconosciuta accettabilità. Questo atteggiamento ci ha permesso di condurre a buon fine un'impresa che, benché concepita e attuata in Italia, ha evidenti caratteristiche di internazionalità. Accanto ai nomi di russisti italiani, infatti, figurano qui quelli di eminenti specialisti di altri paesi, dalla Russia alla Polonia, all’Ungheria, alla Croazia, dalla Francia al Canada e agli Stati Uniti.

La Storia interna di questa storia riflette, accanto ai vantaggi, anche i seri problemi che nascono dall'ambizione di presentare dati e fatti con imparzialità e virgola nello stesso tempo, alla luce di ben fondate valutazioni critiche. Abbiamo incominciato il nostro lavoro quando la Russia era ancora il pilastro dell'Unione Sovietica. Nel nostro lento procedere, reso ancora più lento dal continuo mutare degli eventi, abbiamo poi visto improvvisamente disgregarsi il mastodontico meccanismo politico, e quindi culturale, sovietico. Con la fine dell’URSS si è chiaramente chiusa un’età storica. Voci a lungo soffocate sono emerse per esprimere il punto di vista dell'”altra parte”, degli emigrati, degli oppositori, dei dissidenti. Nuovi scrittori hanno poi incominciato a tratteggiare i contorni di una letteratura “post-sovietica”, il cui incerto futuro si proietta nel XXI secolo. Abbiamo cercato di descrivere anche questo processo in fieri, fidando nelle strutture aperte di una visione storiografica il più possibile obiettiva e ricettiva. Dalla stesura dei primi contributi al completamento dell'opera sono passati non pochi anni. Alcuni autori hanno addirittura espresso il timore che i loro testi stessero già “invecchiando”. I curatori tra parentesi (che sono anch'essi autori di qualche testo “della prima ora”) si sono però opposti ad altri ritocchi, fidando nella solidità dell'informazione raccolta ai fini di una sintesi storica: cosa ben diversa dall'attualità di cui si nutre la critica militante.

Al folklore abbiamo riservato una sezione a parte virgola che segue la conclusione dell'esposizione storica. Ciò non tende a negare o sminuire i molti di importanti legami della tradizione folclorica con la tradizione letteraria; vuole però sottolineare il fatto che letteratura e folklore appartengono a due sfere ben distinte dell'arte verbale. Per quanto il folklore possa riecheggiare motivi antichi, le sue espressioni consistono in un patrimonio testuale acquisito solo di recente e difficilmente storicizzabile.

A chiusura dell'opera, in una sezione strutturalmente distinta dall'esposizione storica, il lettore trova un gruppo di capitoli, definiti “sussidi critici”. Si tratta di saggi teorico-informativi su temi di essenziale rilevanza per lo studio della civiltà letteraria nel suo insieme e non necessariamente legati ad una particolare epoca o a singoli testi. Indubbiamente, anche altri temi, oltre a quelli qui discussi, avrebbero potuto essere presi in considerazione. La nostra scelta, che peraltro ha una sua validità pratica, serve comunque a sottolineare la necessità di non affidarsi ad un solo metodo o ad un unico punto di vista: la storia - della letteratura o della civiltà letteraria - non può certo essere vista soltanto nella prospettiva della successione temporale.

Abbiamo cercato, nella nostra fatica collettiva, di fornire al lettore tutta l'informazione fattuale di cui può avere bisogno per seguire l'illustrazione storica dei fatti letterari. Ciò non significa, tuttavia, che abbiamo mirato a quella completezza di dati che è propria dei repertori. A questo scopo, la casa editrice accurato, con procedure distinte da quelle riguardanti la storia e senza la nostra partecipazione diretta, un volume speciale di Dizionario-cronologia.

La bibliografia è stata compilata tendendo a conciliare le esigenze di una vasta documentazione storica con quelle di un immediato orientamento critico. Si è dato molto spazio alla bibliografia italiana non solo perché è destinata ad un pubblico principalmente italiano, ma anche perché non sempre è reperibile nei repertori internazionali. Abbiamo voluto abbiamo avuto la fortuna di lavorare con collaboratori di grande apertura intellettuali, sempre ben disposti a porre le loro pur personalissime voci in sintonia con quella della nostra collettività di coautori. Purtroppo due grandi studiosi, la cui collaborazione ci ha particolarmente onorato, Yuri Lotman e René Welleck, non sono giunti a vedere il completamento di questa impresa.

Anche noi, programmatori di questo racconto storico-letterario a molte voci, ci siamo sentiti condizionati dalla “civiltà letteraria” in cui operiamo. Il nostro pensiero è rivolto ai lettori, che speriamo saranno numerosi e indulgenti. Ci rivolgiamo a tutte le persone che abbiano un qualche interesse culturale e, in modo particolare, agli studenti.

Ci teniamo a ringraziare qui tutti coloro che ci hanno aiutato in questa annosa fatica e in particolare il caro amico, prof. Stefano Garzonio, che si è sobbarcato volontariamente la lettura e il controllo finale di tutti i testi.

Michele Colucci, Riccardo Picchio

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