юродивые Sec. VII-XV
Il termine russo jurodivye (dall’antico urod, “aborto”, “mostruosità”; cfr. 1 Corinzi 4,10) designa i “santi folli”, ovvero gli individui che adottano una forma di vita ascetica, particolarmente estrema e noncurante delle convenzioni sociali, che ha le sue origini nel Mediterraneo orientale. Le fonti neotestamentarie di questo atteggiamento sono da ricercarsi soprattutto nelle epistole paoline (oltre a 1 Corinzi 4,10 anche 1,25, 3,19 e 2 Corinzi 6,8). Nel mondo bizantino il santo folle era designato con il termine di ascendenza siriaca salos: si ricordano in particolare Teodoro Salos, Simeone di Emesa (VI secolo), Andrea di Costantinopoli (x secolo) e Massimo il Kausokalybita (xiv secolo). In Russia il fenomeno si diffuse soprattutto tra il XV e il XVI secolo, per essere duramente represso agli inizi del XVIII secolo, durante il regno di Pietro il Grande. Malgrado l’ostilità spesso mostrata dalle autorità civili ed ecclesiastiche nei confronti di queste figure, quasi ogni città russa continua a venerare qualche santo folle tra i suoi patroni, come Vasilij Blažennyj, cui è dedicata la cattedrale della Protezione sul fossato, oggi nota come chiesa di San Basilio sulla Piazza Rossa (Mosca), e Nikolaj (Pskov). Espressioni peculiari di questo genere di santità sono la libertà di coscienza e di parola, la noncuranza delle avversità, la semplicità e il rifiuto dell’istruzione, il dono della profezia e la solitudine interiore da ricercarsi anche tra la folla, magari emigrando in paesi di cui non si comprendeva la lingua.
Bibliografia: T. Špidlík, M. Garzaniti, Folli in Cristo, in E. Ancilli (a cura di), Dizionario enciclopedico di Spiritualità, Roma 1990, pp. 117-20; S. Ivanov, Holy Fools in Byzantium and Beyond, Oxford 2006.