Prosta mova

проста мова Sec. VII-XV

In Rutenia gli scrittori di fede ortodossa, che vivevano in un ambiente profondamente influenzato prima dalla riforma protestante e poi dalla controriforma cattolica, avevano percepito per primi l’importanza della traduzione delle Sacre Scritture e la necessità di catechismi e di istruzioni per il popolo che allora circolavano in lingua polacca. Essi, dunque, cercarono di mediare fra lo slavo ecclesiastico, lingua sacra della liturgia, tenendo conto anche delle forme legate all’ambiente cancelleresco, il polacco e la lingua parlata, che progressivamente andava assumendo le caratteristiche peculiari presenti nelle singole lingue slave orientali moderne. La mediazione, come sempre, non era facile e la scelta di numerosi scrittori di offrire opere originali o in traduzione nella cosiddetta prosta mova (prostaja mova, “lingua semplice”) rispondeva proprio a un’esigenza didattica e mirava soprattutto a difendere la propria identità culturale e religiosa in un contesto in cui la cultura polacca e quella latina conquistavano una posizione sempre più dominante. «Gli studi su questa lingua (o sul complesso di varianti che compongono questa lingua) si sono intensificati negli ultimi tempi, ma non si è ancora in grado di avere un’idea precisa della sua struttura linguistica, del suo funzionamento sociale, del grado di codificazione nelle varie epoche, dei limiti di permeabilità rispetto ai polonismi, ai latinismi o ai dialettismi, delle frontiere areali (dove era esattamente diffusa? con quali differenziazioni interne?) o cronologiche (da quando a quando?), della differenziazione fra assorbimento e assimilazione di prestiti stranieri (in particolare polacchi), creazione di calchi lessicali o sintattici, o semplice traslitterazione cirillica di parole polacche o latine (il che implica che il cirillico semplicemente maschera il maccheronismo tipico dell’epoca, diffuso in tutta Europa fra lingue volgari e incrostazioni latine)» (G. Brogi Bercoff, La lingua letteraria in Ucraina: ieri e oggi, in “Studi Slavistici”, II, 2005, pp. 119-36). 

Bibliografia: M. Mozer (Moser), Čto takoe “prostaja mova”?, in “Studia Slavica Academiae Scientiarum Hungaricae”, xlvii, 2002, 3-4, pp. 221-60; A. Danylenko, Prostaja Mova, Kitab, and Polissian Standard, in “Die Welt der Slaven”, li, 2006, pp. 80-115.


By: Garzaniti M.
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