Livonian Brothers of the Sword and Teutonic Order

Орден Меченосцев и Тевтонский орден Schwertbrüderorden und Deutscher Orden Sec. XII-XVI

L’obiettivo di cristianizzare i pagani dell’entroterra baltico si rivelò di difficile attuazione. I

vescovi responsabili delle nuove diocesi si affidarono a ordini monastici militari che fossero

in grado di conquistare e controllare il territorio. L’ordine dei cavalieri portaspada, o Fratres

militiae Christi, fondato nel 1202 da Albrecht von Buxthoeven, vescovo di Riga, ebbe vita

breve. Nel 1236, nella battaglia cosiddetta “del Sole” (Šiauliai, nell’odierna Lituania), l’ordine

fu quasi completamente distrutto dalle tribù lituane coalizzate con altre popolazioni

locali. Quanti sopravvissero furono incorporati nel più celebre Ordo Teutonicus, l’ordine

dei cavalieri teutonici. Fondati da alcuni mercanti tedeschi ai tempi della terza crociata

(1189-92) con scopi di assistenza ai pellegrini in Terra Santa, parteciparono in seguito

alla cristianizzazione dell’Europa centrale (per breve tempo) e settentrionale, soprattutto

nella regione baltica. Dopo la presa di Danzica (1308) trasferirono la loro sede principale

dalla città di Venezia alla fortezza di Marienburg non lontano dalla città baltica (1309).

Sconfitti dalla coalizione polacco-lituana nella battaglia di Grunwald (o Tannenberg, 1410),

dovettero riconoscere la sovranità dei re di Polonia (1466). All’epoca della riforma il grande

maestro dell’ordine, Alberto di Hohenzollern-Ansbach, si convertì al luteranesimo e

secolarizzò il ducato, che in seguito si trasformò nel regno di Prussia (1701) diventando il

nucleo propulsore del secondo impero germanico (1871). L’ordine teutonico, sopravvissuto

come ordine religioso, fu soppresso da Napoleone nel 1809, ma in seguito ripristinato dagli

Asburgo. Oggi sopravvive, ma solo come ordine canonico a seguito della riforma di papa Pio xi (1929). 

Bibliografia: E. Christensen, Le crociate del Nord. Il Baltico e la frontiera cattolica 1100-1525, Bologna

2008

By: Pubblici L.
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