Spirits of the forest

Sec. VII-XV

Nella foresta, che in alcune regioni del mondo slavo cresce ancora oggi rigogliosa, regnava lo spirito della foresta (in rus. lešij, da les “foresta”, in pol. borowy da bor “foresta di conifere”). Generalmente i popoli slavi lo considerano uno spirito buono: egli è sovrano e custode delle fiere, ne regola la convivenza e il rapporto con gli uomini. In epoca storica, però, tende gradualmente ad acquisire tratti di ostilità verso l’uomo, deteriorandosi in uno spettro nocivo: da guida per i viandanti può diventare colui che fa smarrire, fino a diventare rapitore e divoratore di uomini. In questi casi assume un aspetto quasi diabolico e si fa protagonista di incontri sinistri, spesso mortali per chi si imbatte sul suo cammino. Sono affini allo spirito della foresta lo spirito dei campi (in rus. polevoj) e quello delle acque (in rus. vodjanoj). Lo spirito delle acque può assumere sembianze di donna – l’ondina (in rus. rusalka) –, che, corrispondente alle nostre ninfe, può comparire nei pressi dell’acqua ma anche nei boschi e nei campi. In questa veste è stato reso famoso dal dramma Rusalka di A. S. Puškin.


Bibliografia: E. Gasparini, Il matriarcato slavo. Antropologia culturale dei protoslavi, Firenze 1973 (rist. con addenda, 3 voll., Firenze 2010), p. 493 ss.); N.I. Tolstoj, Slavjanskie drevnosti. Etnolingvističeskij slovar’, 5 voll., Moskva 1995-2012, s.v..


By: Romoli F.
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