Nacal’nyj period istorii drevnejšix russkix gorodov srednego povolž’ja (XII – pervaja tret’ XIII v.)

Ultimo aggiornamento: 08 July 2021

Pudalov B.M.

Nacal’nyj period istorii drevnejšix russkix gorodov srednego povolž’ja (XII – pervaja tret’ XIII v.)

Komitet po delam archivov Administracii Gubernatora Nižegorodskoj oblasti, Nižnij Novgorod 2003

Scheda a cura di: Pubblici L.

pp. 215


La storia della Russia nel Medioevo pone davanti allo studioso una serie di problemi molto complessi che nel corso del tempo si sono ulteriormente articolati a causa della stratificazione ideologica generata dagli eventi più recenti. Il dibattito che ancora oggi appassiona gli specialisti di Medioevo slavo vede su posizioni diverse coloro che vorrebbero una Russia moderna espressione della Rus’ kieviana e coloro che, al contrario, ritengono quest’ultima una realtà la cui eredità moderna è stata raccolta da quei Paesi che siamo soliti associare alla Russia solo per via dei circa settant’anni di Unione Sovietica, cioè l’Ukraina e la Bielorussia. Questa seconda impostazione vedrebbe la Russia vicina alla dimensione asiatica e sposterebbe inevitabilmente verso l’Europa quelle realtà nazionali che solo l’invasione tataro-mongola escluse alle “magnifiche sorti e progressive” dell’Occidente europeo. Non è questa la sede per prendere posizione a riguardo, ma il libro di Pudalov affronta, sebbene in modo indiretto, un aspetto di questa enorme problematica. 
La Rus’ si sviluppò geograficamente attorno ad alcuni centri (Kiev, Novgorod Velikiij, Smolensk, Cernigov, Vladimir ecc.) che dalla fine del IX secolo vissero un lungo periodo di fioritura economica e allacciarono rapporti politici e commerciali sia con Bisanzio, sia con le città dell’Europa centro-settentrionale. Il nucleo originario dello Stato Antico Russo includeva una fascia di territorio piuttosto ampia che dalla costa settentrionale del Mar Nero si estendeva verso nord sino alla regione del Baltico dove si affacciava sull’attuale golfo di Finlandia, abbracciando i laghi Ladoga e Onega. La Rus’ confinava con realtà assai diverse fra di loro: i Peceneghi e Bisanzio a sud, Polonia e Lituania a ovest. Il confine orientale era caratterizzato dai rapporti, non sempre pacifici, con l’impero Kazaro e i Bulgari del Volga. Il medio corso del Volga costituisce, in parte, questo confine e le città considerate da Pudalov, Gorodec e Nižnij Novgorod, sono, seppur in modi diversi, il risultato delle relazioni instaurate fra la Rus’ e i suoi vicini orientali.
Il libro di Pudalov è il tentativo, ben riuscito a mio parere, di spostare l’attenzione sul bacino del Volga e sull’origine delle due città che interagirono con la Rus’ e in particolare col suo principato orientale, quello di Vladimir-Suzdal’. Questa operazione permette, anche se in modo indiretto, di porre l’accento sull’importanza della regione durante gli anni in cui la Rus’ stava declinando. Le città del medio corso del Volga hanno avuto una grande importanza in quella che potremmo chiamare la “riconquista russa” sui Mongoli. Proprio da qui partì l’attacco al kanato di Kazan’ in quella che oggi è la regione di Nižnij Novgorod.
Il volume è suddiviso in due parti di quattro capitoli ciascuna. Nella prima l’autore affronta la storia di Gorodec seguendo un percorso molto ben articolato e documentato. Il primo capitolo (Problemy i versii drevnejšej istorii Gorodca, Problemi e interpretazioni della storia antica di Gorodec) tenta di risalire all’origine della città la quale viene tradizionalmente associata all’opera di Jurii Dolgorukij e collocata a metà del XII secolo. L’autore si attiene sempre con rigore alle fonti e fornisce un quadro nitido delle notizie contenute negli Annali dandone un ampio resoconto nel secondo capitolo (Obzor letopisnych istocnikov, Rassegna delle cronache). Il resoconto documentario prosegue nel terzo capitolo (Drevnejšie letopisnye izvestija o Gorodce-na-Volge, Le  più antiche cronache conosciute circa Gorodce sul Volga) per culminare nel quarto e ultimo capitolo della prima parte in alcune conclusioni (Gorodce-na-Volge ili Gorodec-Radilov?, Gorodec sul Volga o Gorodec Radilov?).
La seconda parte è dedicata a Nižnij Novgorod e anche in questo caso l’autore presenta in quattro capitoli una panoramica delle problematiche interpretative riguardo le origini della città. Il primo capitolo in particolare passa in rassegna tutte le croci storiche che hanno appassionato gli studiosi e i passi degli Annali più controversi (Versii o gorode-predšestvennike Nižego Novgoroda, obzor istorii voprosa, Interpretazioni sulle città-predecessori di Nižnij Novgorod, resoconto della questione storica). Le fonti vengono presentate nel contesto della loro importanza punto per punto nel secondo capitolo (Istocniki po nacal’noj istorii Nižnego Novgorodda, Fonti per la storia antica di Nižnij Novgorod). Il terzo capitolo segue la traccia della prima parte presentando le fonti ben note sulla storia della città, mentre il quarto è una sorta di riflessione generale sulla regione del medio corso del Volga e sul ruolo che ebbe, nella suo sviluppo, Jurij Vsevolodovic (Jurij Vsevolodovic i Nižegorodskij kraj v 1220-1230-x godax, Jurij Vsevolodovic e la regione di Nižegorod negli anni 1220-1230).
Lo studio di Pudalov è un lavoro importante per almeno due ragioni: in primo luogo lo storico russo ricostruisce l’origine delle città in oggetto attenendosi con rigore alle fonti. Il ritorno alla documentazione risulta fondamentale laddove il mito si è spesso posto a fianco della realtà storica. Gli Annali russi sono un complesso documentario di straordinaria ricchezza, sapervi attingere interrogandolo adeguatamente non è opera facile e in questo l’operazione dell’autore sembra ben riuscita. In secondo luogo questo libro interviene in un dibattito complesso partendo da una regione meno studiata di altre per questo periodo fornendo un quadro organico e chiaro su due città che hanno contribuito attivamente alla formazione della Russia moderna.

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